Allora, racconta! Queste sono le prime parole di chi non è riuscito a partecipare, mentre noi che eravamo lì facciamo fatica a trovare le parole per raccontare, per descrivere e per fare ordine tra le cose che abbiamo imparato, quelle che abbiamo sentito, le persone che abbiamo incontrato in questi giorni. Tutto questo merita di essere raccontato, così spero di riuscire a farlo rendendo giustizia a questa esperienza, trasmettendo le informazioni importanti e soprattutto riviverne lo spirito.
Sapevamo che avremmo avuto con noi Emily Wright, l’unica donna tra i fondatori di doTerra, e come spesso si dice, il cuore e l’anima di questa azienda. Rendere giustizia, dicevamo. Questa donna libera e forte, ma capace di commuoversi, di creare, realizzare dei sogni e vedere più avanti, si è fidata di suo marito quando, dopo aver dovuto lasciare il lavoro per mantenere la propria integrità e pensando di stare a casa e fare la mamma, lui sapeva che c’era un piano diverso. “C’è qualcosa di grande che tu devi creare con David Stirling e il Dr. Hill”, le aveva detto. Tre volte, perché lei aveva altri piani. Deve conoscerla bene, perché aveva ragione. Forse il più grande insegnamento che ci ha dato in questi giorni è questo:
E ce n’è voluto tanto, di cuore, per realizzare un progetto che all’inizio era solo un sogno. Volevano gli oli migliori, ma bisognava trovarli. Hanno comprato con i loro risparmi tanti campioni, ed erano diversi litri, da diverse parti del mondo. I primi 100 oli che hanno acquistato non raggiungevano gli standard; erano stati ingannati, non avevano idea di quanta manipolazione, quante cose poco chiare succedessero nel mercato degli oli essenziali. Poi finalmente sono arrivati gli oli giusti, e ci sono stati altri ostacoli da superare, soprattutto economici, ma sono andati avanti, fino a diventare quello che sono oggi, costretti a traslocare un’altra volta perché la nuova sede già non basta più. doTerra è iniziata con una visione, per loro come per noi che siamo partiti per questa avventura…Penso che tutti noi presenti ci siamo riconosciuti in questa storia, in questo salto di fede che ci ha fatto decidere di fare parte di questo mondo, e che la storia di un gruppo di persone integre e determinate ci ispiri, un tassello dopo l’altro, a seguirne l’esempio: fare qualcosa di grande, migliorando noi stessi durante il percorso.
Emily Wright conosce profondamente la chimica degli oli essenziali e ci ha parlato delle caratteristiche di alcuni oli, mostrandoci anche la forma delle sacche che li contengono, viste al microscopio. Nella foto che segue (qui dobbiamo essere un po’ flessibili sulla qualità delle immagini…) si vede la differenza tra lavanda, rosmarino, menta e salvia sclarea.
Ad esempio, la lavanda sembra come in un nido, protetta, mentre la salvia ricorda le ovaie; anche la loro forma, che nessuno vede ad occhio nudo, ne simboleggia l’utilizzo… Ecco perché è così importante mantenere e rispettare la purezza negli oli essenziali, perché la natura non fa nulla a caso. Ci sono tanti studi ora che confermano la saggezza antica, il nostro corpo riconosce la chimica degli oli e sa cosa fare quando entrano in circolazione nel nostro corpo. Gli o.e. puri hanno così tanti componenti che riescono a lavorare simultaneamente con i diversi apparati e sistemi dell’organismo…mi fa pensare al sole, che non solo illumina, ma scalda, fa crescere le piante, fa sciogliere la neve, permette la fotosintesi e tanto altro ancora; la natura funziona così.
La terra, la zona di provenienza e il clima sono fondamentali per avere una composizione chimica efficace sul piano terapeutico. La terra vulcanica della Sicilia fa crescere degli agrumi meravigliosi e durante il suo intervento, Emily ha invitato qualcuno che noi italiani sentiamo particolarmente vicino, i produttori degli oli essenziali di limone e bergamotto, di cui ho raccontato la storia qualche tempo fa, in questo post.
Lo scorso settembre sono stati presentati due nuovi oli, il Petitgrain e il Nardo. In entrambi i casi, si tratta di produzione equa e solidale, e in entrambi i casi non c’è solo un rapporto economico e commerciale, ma di fratellanza, di sostegno e di profondo rispetto, che porta a pagamenti onesti, riconoscimento della dignità di un altro essere umano, consapevolezza che quando si lavora nelle migliori condizioni, i risultati non deluderanno, e profonda gratitudine. Molti conoscono questa foto, in cui due donne che non si erano mai viste, che non parlano la stessa lingua, così diverse in tutto si tengono per mano commosse.
Questa foto scattata in Nepal è l’icona del co-impact sourcing, di cui Emily ha parlato tanto in questi giorni. Un altro esempio riguarda Frankincense. In Somalia, sugli alberi di Boswellia cresce questa resina, che poi viene raccolta, selezionata e distillata per ricavarne un olio essenziale prezioso. E’ un territorio molto povero, basato su un’economia rurale messa spesso a dura prova dalla stagione avversa o dalle malattie, in cui la produzione di olio essenziale può fare una grande differenza. Oltre a questo, sono state costruite le scuole. Tutti riconosciamo l’importanza dell’istruzione, ma c’è molto di più di questo: le bambine venivano allontanate dalla famiglia, che credeva di fare il loro bene affidandole a qualcuno che prometteva di farle studiare, destinandole poi a un altro tipo di vita…questi genitori non avrebbero mai più visto le loro ragazze, lasciate sole giovanissime in mano a criminali. Avendo la possibilità di studiare nel paese dove vivono, possono stare insieme alle loro famiglie e crescere in modo sereno. Ecco allora che la costruzione di una scuola significa molto di più di imparare a leggere e scrivere.
La creazione della distilleria in Bulgaria è un’altra storia solidale: si offre lavoro a persone esperte, con una lunga tradizione nella produzione di piante aromatiche e allo stesso tempo si evita il passaggio con i brokers e si producono oli puri. Potete leggere di più su Healing Hands e Co-Impact sourcing qui e qui.
Cosa c’è ancora da fare? E noi? Siamo dove vogliamo essere? Stiamo giocando al ribasso? Ci vuole una grande motivazione per compiere grandi cose. Quando c’è una passione profonda, tutte le cellule del nostro corpo sono impegnate nel portarla avanti, si crea un’aura particolare, le persone saranno attratte da questa energia. Molti di noi non sapevano che ci fosse un’alternativa naturale, ma siamo stati fortunati ad averla scoperta. Usare gli oli ci aiuta a ritrovare la nostra intuizione, che ci permette di prenderci cura di noi e ci guida a creare il cambiamento nel mondo.
Creiamo una cultura in cui il bene viene restituito e fatto circolare. Tutti i presenti erano lì perché avevano accettato la sfida di esplorare l’ignoto. La sfida di aiutare, di avere interesse, di dare una parte di noi. Il bene prevarrà sul male, se continuiamo a praticarlo.